
17 Set Lucas Cranach: l’arte riformata
Sul finire del Quattrocento nella regione tedesca compresa tra Norimberga e Augsburg, Wittenberg e Ratisbona, prese vita una generale fioritura delle arti: una svolta stilistica rispetto alla tradizione tardogotica, caratterizzata da un nuovo sentimento della natura e da un diverso modo di percepire il reale.
Un Rinascimento alternativo rispetto a quello italiano, fortemente influenzato dall’ondata spiritualistica alimentata dalla Riforma luterana.
Albrecht Dürer, Matthias Grünewald , Albrecht Altdorfer e Lucas Cranach furono i principali protagonisti di questa rinascenza: artisti che operarono nello stesso periodo, fecondando di linfa originale l’arte europea.
A differenza di Dürer che ebbe contatti molto forti con l’Italia, Cranach non si allontanò mai dall’area danubiana, eccetto per un viaggio compiuto in Olanda, conservando così quella sua cifra stilistica particolare, più vicina alle durezze fiamminghe che alle flessuosità italiane.
Nato a Kronach il 4 ottobre 1472, nel 1505 si stabilì a Wittenberg dove divenne il pittore ufficiale dell’elettore di Sassonia Federico il Saggio e dove conobbe Martin Lutero, con il quale strinse un forte legame di amicizia.
Potente e abile, sostenuto da una fitta rete di relazioni con i governanti e dal gusto del suo tempo, Lucas Cranach fu uno dei più importanti artisti europei del Cinquecento: pittore di corte ed ideatore dell’iconografia protestante, riuscì altresì a ad assecondare una vastissima clientela altoborghese da cui era adulato e strapagato.
Come pittore di corte, Cranach affrescò interni ed esterni di castelli e di residenze nobiliari, organizzò feste e tornei, ottenendo anche incarichi politici e diplomatici: un pittore colto pronto a soddisfare i bisogni più disparati di una committenza altolocata e raffinata.
L’arte di Cranach è un’arte densa di simboli: le rappresentazioni religiose, i dipinti mitologici e le raffigurazioni storiche, sono pervase da un diffuso senso di mistero e di magia.
Ma fu soprattutto nelle raffigurazioni femminili che l’estro di Cranach si rivelò con tutto il suo voluttuoso incanto: figure efebiche e serpentine legate ad un’idea di bellezza elegante e profondamente sensuale.
Sia che tentino Adamo con una mela, che minaccino Oloferne con una spada o che sfidino Tarquinio con un pugnale, le sinuose veneri di Cranach, dalla pelle bianca come il latte, ci guardano con malizia, con movenze quasi di danza.
Lolite dal corpo magro e dai piccoli seni che ammiccano un erotismo languido ed ambiguo, introducendo un modello di femminilità antagonista rispetto alle burrose donne di un Tiziano o di un Giorgione.
Antesignane delle arabescate ninfette klimtiane, le donne di Cranach inneggiano ad un eros carnale: nelle terre toccate dalla riforma protestante, lontane dall’ipocrisia del papato romano, venne concesso di condividere i piaceri del corpo con la donna, quella donna che è e rimane l’immagine del maligno – fin dalla prima seduzione incarnata da Eva – ma che nei popoli nordici fu esorcizzata attraverso, non la repressione, ma l’esaltazione della sessualità.
Per la prima volta nell’arte europea è posta un’attenzione al nudo femminile in chiave edonistica e contemplativa: icone originali di una sensualità nuova, libera e spregiudicata, in grado di provocare dolore, ma anche grande piacere.
E allora tra voluptas e moralità, libidine e castrazione, tormento ed estasi, si muove l’arte di Cranach conservando, sempre, quel sorriso ironico di chi sa perdonare e capire ogni peccato, soprattutto se si tratta di un peccato dei sensi.
carlo.dainese
Posted at 06:49h, 18 settembreAlle foto modernissime di Cranach, hai accompagnato un testo chiaro, preciso e interessante. Leggero quanto basta. Che bello leggere post come questi!
barbarameletto
Posted at 11:43h, 18 settembre… e per me un piacere scrivere post di questo tipo! Grazie mille
rosy
Posted at 06:54h, 19 settembreConcordo con quanto espresso da carlo dainese. Complimenti.
barbarameletto
Posted at 17:00h, 19 settembreGrazie, è sempre bello sapere che quello che scrivi viene apprezzato. Grazie 🙂
Diana e Atteone: da cacciatore a preda | barbarainwonderlart © Barbara Meletto
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